Il Parlamento russo, il 27 gennaio, ha approvato in maniera definitiva e a larghissima maggioranza
(380 voti a favore e tre contrari), il controverso disegno di legge finalizzato ad alleviare il
trattamento sanzionatorio relativo ad alcune tipologie di abusi commessi in famiglia. Se tale bozza
venisse approvata anche in Senato e sottoscritta dal presidente Vladimir Putin, allora diventerebbe
definitivamente legge.
La proposta di legge, avanzata e sostenuta peraltro anche dalla senatrice conservatrice Yelena
Mizulina, avrebbe la dichiarata finalità di “creare famiglie forti” mediante la depenalizzazione di
alcune ipotesi di maltrattamenti in famiglia (considerati reati “anti-familiari”), rendendoli semplici
illeciti amministrativi soggetti soltanto ad una mera sanzione amministrativa e non al trattamento
sanzionatorio proprio delle fattispecie criminose previste e punite dal codice penale. Solo in caso di
condotta reiterata e di precedente condanna, si tratterebbe di reato (fattispecie penalmente rilevante)
e il colpevole sarebbe, quindi, sottoposto ad una pena detentiva.
Il disegno di legge è stato ampiamente e aspramente criticato da più fronti: da Amnesty
International che lo ha definito “un tentativo nauseante di legalizzare le violenze domestiche, su cui
le autorità russe per molti anni hanno preferito chiudere un occhio”, dalle Nazioni Unite che già in
passato avevano criticato la Russia evidenziando la scarsa incapacità di promuovere i diritti delle
donne, e dal Segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland, che sin dalla prima
formulazione di tale bozza ha manifestato la propria preoccupazione per una proposta legislativa
considerata un evidente passo indietro. La bozza di legge, che secondo i sondaggi resi noti dalle
autorità russe sembrerebbe raccogliere il favore della popolazione, ha suscitato forti critiche e
reazioni anche da parte del mondo del web, in particolare su Facebook è stata convocata per il 4
febbraio a Mosca una manifestazione contro l’iniziativa parlamentare intitolata “Manifestazione per
i valori della famiglia”.
La preoccupante, ma purtroppo non del tutto sorprendente, presa di posizione della Russia nei
confronti della violenza domestica, che pare tornare ad essere considerato un terrificante “affare di
famiglia” nei confronti del quale la Russia di Putin decide di chiudere entrambi gli occhi, è in totale
controtendenza con le linee guida delle organizzazioni internazionali, finalmente sempre più attente
sia dal punto di vista della prevenzione sia della repressione dei colpevoli di tali abusi. La violenza
di genere è un fenomeno che deve interessare tutti, partendo dalla fondamentale sensibilizzazione
delle giovani generazioni, è un pericoloso campo minato nei confronti del quale c’è ancora molto da
fare senza abbassare mai la guardia, tanti passi avanti ancora da compiere, soprattutto dopo
preoccupanti scivoloni come quello avvenuto il 27 gennaio in Russia.
(380 voti a favore e tre contrari), il controverso disegno di legge finalizzato ad alleviare il
trattamento sanzionatorio relativo ad alcune tipologie di abusi commessi in famiglia. Se tale bozza
venisse approvata anche in Senato e sottoscritta dal presidente Vladimir Putin, allora diventerebbe
definitivamente legge.
La proposta di legge, avanzata e sostenuta peraltro anche dalla senatrice conservatrice Yelena
Mizulina, avrebbe la dichiarata finalità di “creare famiglie forti” mediante la depenalizzazione di
alcune ipotesi di maltrattamenti in famiglia (considerati reati “anti-familiari”), rendendoli semplici
illeciti amministrativi soggetti soltanto ad una mera sanzione amministrativa e non al trattamento
sanzionatorio proprio delle fattispecie criminose previste e punite dal codice penale. Solo in caso di
condotta reiterata e di precedente condanna, si tratterebbe di reato (fattispecie penalmente rilevante)
e il colpevole sarebbe, quindi, sottoposto ad una pena detentiva.
Il disegno di legge è stato ampiamente e aspramente criticato da più fronti: da Amnesty
International che lo ha definito “un tentativo nauseante di legalizzare le violenze domestiche, su cui
le autorità russe per molti anni hanno preferito chiudere un occhio”, dalle Nazioni Unite che già in
passato avevano criticato la Russia evidenziando la scarsa incapacità di promuovere i diritti delle
donne, e dal Segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland, che sin dalla prima
formulazione di tale bozza ha manifestato la propria preoccupazione per una proposta legislativa
considerata un evidente passo indietro. La bozza di legge, che secondo i sondaggi resi noti dalle
autorità russe sembrerebbe raccogliere il favore della popolazione, ha suscitato forti critiche e
reazioni anche da parte del mondo del web, in particolare su Facebook è stata convocata per il 4
febbraio a Mosca una manifestazione contro l’iniziativa parlamentare intitolata “Manifestazione per
i valori della famiglia”.
La preoccupante, ma purtroppo non del tutto sorprendente, presa di posizione della Russia nei
confronti della violenza domestica, che pare tornare ad essere considerato un terrificante “affare di
famiglia” nei confronti del quale la Russia di Putin decide di chiudere entrambi gli occhi, è in totale
controtendenza con le linee guida delle organizzazioni internazionali, finalmente sempre più attente
sia dal punto di vista della prevenzione sia della repressione dei colpevoli di tali abusi. La violenza
di genere è un fenomeno che deve interessare tutti, partendo dalla fondamentale sensibilizzazione
delle giovani generazioni, è un pericoloso campo minato nei confronti del quale c’è ancora molto da
fare senza abbassare mai la guardia, tanti passi avanti ancora da compiere, soprattutto dopo
preoccupanti scivoloni come quello avvenuto il 27 gennaio in Russia.
Avv Laura Cavanna - volontaria del Centro antiviolenza Telefono Rosa Piacenza