Bologna, 16 maggio 2024
NON ESISTONO FEMMINICIDI PIETISTICI: SILVANA BAGATTI È STATA UCCISA DAL PATRIARCATO
Il Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna sul femminicidio di Silvana Bagatti
Ieri mattina a Parma si è consumato un nuovo femminicidio. Silvana Bagatti, 76 anni, è stata uccisa con un colpo di fucile dal marito, che ha poi chiamato le forze dell’ordine per costituirsi. Il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna esprime vicinanza ai familiari e a tutte le persone colpite da questa violenza.
Sono passati poco più di sei mesi dal femminicidio di Eleonora Moruzzi, sempre nel parmense, e purtroppo riscontriamo gli stessi problemi nella narrazione di questa notizia. La parola femminicidio, che finalmente è entrata a far parte del linguaggio comune quando si parla di donne giovani uccise dal partner o dall’ex partner, sembra non applicarsi alle donne malate, o alle donne sopra i 70 anni. In casi come quello di Silvana Bagatti e di Eleonora Moruzzi si torna a parlare di “tragedia”, dell’“esaurimento” dell’assassino, dello stato di salute della donna.
Come Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna, vogliamo ribadire che quello di Silvana Bagatti ha tutti gli elementi di un femminicidio, ed è il prodotto della società patriarcale in cui viviamo. Non si tratta di una battaglia ideologica o semantica, ma dell’importanza cruciale di riconoscere le cause del fenomeno per poterlo prevenire e contrastare. Perché le donne abbiano il diritto di invecchiare e ammalarsi senza rischiare che chi avrebbe dovuto prendersi cura di loro le uccida, e che la società continui a giustificare questi assassinii.
L’accostamento della notizia alla descrizione delle precarie condizioni di salute della donna uccisa ripropone un cliché ricorrente nella narrazione tossica della violenza maschile: il femminicidio “pietistico”. Ma questa tipologia di delitti non ha niente a che fare con la pietà o l’eutanasia e tutto a che fare con la violenza. Perché a decidere il fine vita delle donne come Silvana Bagatti non sono le donne stesse, ma degli uomini che si arrogano il diritto di decidere per loro.
E sì, Silvana Bagatti è stata uccisa in quanto donna, e forse la mancata disponibilità a riconoscere questo elemento ha a che fare con l’estrema sessualizzazione della violenza sulle donne (e delle donne in generale) che ancora esiste in questa società. Quella che fa sì che la violenza venga sempre raccontata come qualcosa di passionale, e che le donne anziane e/o malate non vengano considerate donne, e ancora meno donne che possono subire violenza.
Invece Silvana Bagatti, lo ribadiamo, è stata uccisa in quanto donna, perché viviamo in una società in cui il welfare delega il lavoro di cura alla famiglia tradizionale, e la famiglia individua nella donna l’unico agente di cura. Quando in una coppia anziana è l’uomo ad avere bisogno di cure è certo di trovarle nella moglie e nelle figlie, mentre se è la donna a necessitare assistenza è capitato più volte che sia andata incontro alla morte per mano di quegli uomini (mariti o figli) di cui si è presa cura per tutta la vita. Gli uomini sono spesso incapaci di prendersi cura, e a pagare il prezzo più alto sono le loro compagne. Redistribuire il lavoro di cura significa anche questo: permettere alle donne di stare male senza che questo comporti una sentenza di morte, e dare agli uomini la possibilità di imparare a prendersi cura di loro stessi e delle persone che stanno loro vicino.
Silvana Bagatti è stata uccisa in quanto donna anche perché nell’arrogarsi il diritto di decidere del fine vita di qualcuno si nasconde un’idea di possesso patriarcale. Ancora peggio, in una società che giustifica le azioni del marito quasi fino a trovarvi della legittimità, rintracciamo le tracce dell’idea – ancora oggi molto presente – che il marito sia proprietario della moglie, e che abbia il diritto di prendere questa decisione.
Per affrontare il problema, bisogna prima di tutto individuarlo. Il marito di Silvana Bagatti non è un mostro, ma il triste prodotto della società patriarcale in cui viviamo. Perché non ci siano più femminicidi come quello di Silvana ed Eleonora, perché le donne abbiano il diritto di invecchiare, di ammalarsi e di decidere autonomamente sulla propria vita e sulla propria morte, abbiamo bisogno di partire da questo riconoscimento. Quello di Silvana Bagatti è stato un femminicidio.